Giorno 497.
In viaggio ogni mattina e’ una pagina bianca. Il panorama dalla finestra e’ sempre diverso, e non sai dove dormirai la sera. I paesaggi si rincorrono, così come i visi delle persone che si incontrano. Alcuni passano come meteore, compagni di attimi fugaci, altri ti si appiccicano addosso, e te li porti dietro per un po’, nella speranza di rivederli in un futuro indefinito. Uno di questi visi é quello simpatico di Ferran, catalano purissimo, appassionato di montagna e di sport estremi. Con lui ci muoviamo da Junin de los Andes attraverso la Ruta de los Siete Lagos, uno degli spot più popolari e pubblicizzati di questa parte del paese. La giornata é di quelle piovigginose, per cui gli scorci spettacolari di cui dovremmo godere, per noi sono solo un’immagine sbiadita. Poco male, perché, i finestrini di un autobus non sono certo un punto di vista privilegiato, e senza un mezzo di trasporto tuo questa strada te la godi poco.
Arriviamo a Villa La Angostura con la pioggia ed il freddo, e mentre montiamo incazzati le tende, ripensiamo quasi con nostalgia ai quaranta gradi di Buenos Aires. Ma al mattino, sulla pagina bianca scriviamo la parola sole, e usciamo in esplorazione. La regione dei laghi, sembra una Svizzera andina, con le montagne verdi, le case in pietra, il cioccolato, i turisti e gli infiniti laghi che quasi si sovrappongono, inframmezzati da spiagge tropicali, però con i pini al posto delle palme.
La zona d’estate sembra una costa romagnola catapultata tra le montagne, perché si riempie di studenti e famiglie in vacanza. Mancano le megadiscoteche, ma l’attitudine festaiola degli argentini trasforma i campeggi in raduni musicali, con le chitarre, la birra, gli spinelli e le grigliate.
Non tutti sono grandi camminatori, e noi ridiamo nel vederli arrancare sudati e sconvolti su per i pendii delle montagne, ragazzini di dieci-quindici anni di meno che superiamo con nonchalance e lo sguardo di chi la sa parecchio più lunga… Però la vista dal Cerro Campanario, che domina la città di Bariloche, e’ così imperdibile che anche i più pigri possono accedervi, grazie alla seggiovia che porta gli affaticati direttamente in cima, senza passare per il sentiero ripido e polveroso che deve percorre chi, come noi, vuole risparmiare l’estorsione dei 90 pesos che gli strozzini impongono alle allegre famigliole in vacanza.
Ce ne andiamo anche in spiaggia, il lago e’ azzurro cristallo e la costa al mattino e’ tutta per noi, gli argentini si svegliano tardi e prima delle due non c’è un anima. Giulia e Ferran decidono che è venuto il momento di tosarmi, la mia chioma selvaggia non sta più insieme, e le mie rimostranze sul grande freddo che ci aspetta, da cui il vello dovrebbe proteggermi, non servono a niente sotto il sole cocente. Mi arrendo, e così un uomo nuovo inizia ad aggirarsi per le Ande…