Giorno 146.
Una notte al mese, nel Golfo della Thailandia, giovani e non provenienti da ogni parte del mondo, si riuniscono nella piccola isola di Koh Phangan, sulla grande spiaggia di Haad Rin, dando vita all’evento più folle e trasgressivo che abbia mai visto. Perché il Full Moon Party finche non si vive, non si può credere. La festa inizia al tramonto, quando gli ultimi raggi del sole cedono alla notte e i contorni del golfo iniziano a sfumare, cambiando forma e colore sotto la luce di una luna enorme e perfetta che si riflette nell’acqua scintillante. È allora che lo spettacolo si rivela, lasciando letteralmente sbalorditi.
Dieci, forse ventimila persone iniziano ad affluire su taxi di fortuna. Una mandria di carne umana, unta ed abbronzata, che rilascia feromoni e fa pipì sul bagnasciuga. La spiaggia si trasforma in un’insalata russa di etnie e lingue differenti: australiani, svedesi, russi, thailandesi, uomini, donne, lady-boy, gogo-boy, tutti in coda dentro al tunnel del divertimento. Le “party people” sfoggiano canotta e infradito, bikini e collanine, corpi variopinti da vernici fluorescenti e facce, tante facce, dipinte o in preda a fantastiche espressioni. Ognuno se ne va a spasso barcollando col suo secchiello sottobraccio, ma senza paletta e formine, perché nel celebre “bucket” thailandese ( il comodo catino da party completamente equipaggiato di manico, cannucce e ghiaccio) l’alcol scorre a fiumi nel suo mix più letale: whisky, coca e redbull. E quando e’ vuoto semplicemente lo ricarichi. In questo sovraffollamento da svago, si festeggia fino all’alba tra migliaia di lampadine che si accendono, fiaccole che vorticano in scie luminose e incandescenti, giocolieri e spuntafuoco, serpenti e scimmiette, gare improvvisate di limbo, ballerini seminudi che danno bella mostra di se e del proprio perizoma leopardato, fuochi d’artificio sparati ad altezza d’uomo che ti sfiorano le orecchie e ti accendono come un fiammifero se non stai più che attento a chinarti quando senti arrivare il fischio…
Io sono emozionata come una bambina e ubriaca come ogni adolescente che si rispetti al terzo secchiello alcolico. I nostri compagni di avventura sono Eva e Seb, Tobi e Sebastian, quattro ragazzi tedeschi all’incirca della nostra età che stanno sulla nostra stessa spiaggia e paiono entusiasti quanto noi. Ci facciamo il bodipainting e qualche secchiello per riscaldare l’atmosfera, poi ci buttiamo in spiaggia, che alle nove e mezza e’ già nel pieno del delirio. Ci accoglie un chilometro di sabbia bianca pulsante di vita propria sotto una luna gigantesca, una folla immensa ondeggia come un serpente sinuoso al ritmo di decine di musiche diverse. Balliamo tutta la notte, Avidano compreso, mai vista una cosa simile. Intorno a noi si materializzano scene oniriche al limite tra sogno e realtà. Mi sento come Alice nel Paese delle Meraviglie: uomini diavolo insidiano ragazzone travesiste da farfalle, puffi blu alti due metri o poco più, un uomo va a spasso con un jeko rasato sulla testa, non manca il cappellaio matto nella moderna versione punkabbestia, poi c’e’ gente che ride, gente che canta, qualcuno ci prova, mentre altri più fortunati amoreggiano già sul bagnasciuga mezzi svestiti e senza tabù. Niente fighetti, niente musi lunghi che si danno quel tono tipico da noi in Italia del “sono qui, ma sono troppo sostenuto per lasciarmi andare davvero”. Sento intorno a me il divertimento allo stato puro, la voglia di partecipare, di essere liberi di esprimersi senza paura, con quel pizzico di autoironia che solo i nordici trasmettono. Mi sembra incredibile, ma dopo la Spagna non mi era mai piu capitato di trovarmi in una situazione di questo genere, insieme a ventimila persone cui importa solo esserci, qui ed ora, ognuno a divorare il momento, senza dover sembrare per forza meglio degli altri, perché tutto questo voler apparire in fin dei conti non è poi così interessante…